lunedì 20 gennaio 2014

Sono una debole.

Perché ho ceduto a due giorni di cibo normale ed ho preso tre kg, e non riesco ad accettarlo.
Sono debole perché la vita sembra che non sia fatta per me, sembra che io ne sia la sua più grande antagonista, e sembra che ogni secondo in più che passo qui sia una agonia.
Sono debole perché, questa sera, ho aperto la mia scatolina magica, dove all'interno solitamente stanno lassativi, tre lamette diverse e un cutter, nella quale c'è una punta spezzata di un taglierino che ho preso e provato irrimediabilmente sul mio braccio sinistro per mezz'ora, segni lievi, profondi, alcuni parevano come quelli di prima del ricovero, da punti. Ma ho tirato giù la manica e ho ignorato il tutto.
Sono una debole perché stasera non riesco a far altro che pensare: "seroquel, en, topomirato, aspirina, tachipirina, oki...", non riesco a far altro che pensare che potrei aprire il cassetto dei medicinali e mettere fine a tutto, e questa sera non è una semplice tentazione, no, questa sera è tutto più forte, è un BISOGNO impellente di morire quel che ho. Mi vien da piangere. È cosi difficile da accettare il fatto che voglia morire, per qualcuno che non sono io?
Tutto passa. Vedo già tutto.
Qualche fiore, lacrime nascoste e sensi di colpa perché chi doveva fare non ha mai fatto nulla per proteggermi e salvarmi da tutto questo.
I primi tempi saranno i più duri, vi verrò in mente spesso:
C'è a chi verrò in mente durante una spiegazione in classe di qualche scrittore a me noto, ed una lacrima cadrà veloce sulla guancia bagnando il registro;
C'è chi tra una seduta e l'altra contemplerà il disegno appeso al muro dell'ambulatorio, e si ricorderà del mio sorriso consegnandolo con l'affetto che c'era dietro mascherato da un falso, falsissimo rapporto paziente-terapeuta;
C'è chi si ricorderà di me per le mie insicurezze e paure, nate da chi ha deciso di soffocarmi il cuore senza un perché, e se lo ricorderà perché ero lì a condividerle con lei, tra un caffè, un abbraccio, un nomignolo carino e una collana con un ciondolo a forma di stellina;
Chi noterà tra i libri della biblioteca quelli della Nothomb e dirà che infondo una certa vena d'ironia strana e assurda entrambe l'abbiamo;
Chi accarezzerà un gatto e penserà che era il mio animale preferito, e che assomiglio pure a quello, nonostante ami ogni animale;
Chi rileggerà le mie lettere d'amore, terrà al collo il ciondolo regalatogli da me, e penserà a ogni bacio e ogni momento in cui ci siam tenuti per mano.
All'inizio, sarà dura. Forse un pó mi odierete. Ma poi passerà...Passerà il tempo, e le ferite guariranno. Passerà il tempo, e tutto si sistemerà. Vi dimenticherete della bambina dagli occhi nocciola che non vuol vivere e decide di mettere fine a tutto per paura del nuovo giorno, perché di forze proprio non ne ha.
Mi odierete, dico sul serio, vi chiederete perché, ma poi forse capirete, e allora vi passerà.
Vivrò nell'angolo della vostra testa e mi tirerete fuori in una notte in cui non dormirete, mentre vi chiederetr s'è a causa dei pensieri. Tornerò fuori ogni tanto, per ricordarvi quanto codarda sono stata a non riuscire ad affrontare più questo dolore. E forse trarrete anche un insegnamento da tutto questo, o forse no.
Sappiate comunque che di bene ve ne ho sempre voluto qualsiasi cosa accada se ho scritto di voi, e se ho scritto di voi o pensato lo sapete.
Questa notte sono ancora viva.
I lampioni fuori sono accesi, li scorgo dalla finestra infondo alla cameretta.
Il freddo mi si propaga dentro le ossa ed io non mi muovo.
Vorrei che qualcuno mi scaldasse con un abbraccio.
Sono viva, ma non so per quanto.

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