giovedì 23 gennaio 2014

Favola.

" Ma la favola anoressica è davvero cosi’ bella da far preferire la malattia alla sanità? La mia risposta è che l’anoressia è una favola triste.

Ho cercato per molto tempo di guardare questa malattia con gli occhi del mondo intero, ma non riesco a scorgere il famoso mostro anoressico, non riesco a non considerare il lato chic di questa malattia. Ho detto per molto tempo quello che le persone volevano dicessi riguardo il problema, un po per la mia tendenza al compiacimento, un po per rendermi vittoriosa, un po cercando di autoconvincermene. E sicuramente per paura di ammettere qualcosa che mi avrebbe etichettata ancora, nuovamente, come problematica. Oggi ho messo le idee in ordine per arrivare a guardare con lucidità quella che è stata la mia realtà, la realtà di una favola triste.

La dimensione surreale c’è, non c’è dubbio. E non c’è dubbio neanche che improvvisamente da rospo ti trasformi in principessa. Ti procuri lo scettro, l’abito regale taglia 38, lo specchio contro cui combattere ed un’attenta ed impaurita folla. Ti senti un po come il brutto anatroccolo che diventa cigno, vedi sbiadire lentamente la tua immagine passata e ti ancori alla nuova te come se fosse tutto, tutto quello che conta, che hai, che vuoi. E non hai totalmente torto. I ragazzi iniziano a chiamarti per strada, le commesse ti dicono che con un fisico come il tuo puoi permetterti di tutto, i parenti li senti bisbigliare di come ti stai facendo bella, i tuoi fratelli iniziano a tenerti in considerazione. Non puoi vedere la malattia, no, è impossibile. Non c’è sofferenza all’inizio dell’anoressia, non c’è l’idea che qualcosa che stia andando nel verso sbagliato. Si tratta del c’era una volta fantastico e fiabesco di una te stessa da rivendicare. Ma poi la storia evolve, va avanti, si sviluppa. E mentre le righe scorrono rapidamente tu le segui incastrata nell’illusione che prima o poi arrivi l’happy handing. Ma il tuo è un ruolo che non vince mai, sei destinata a perdere. Ogni traguardo che raggiungi perde valore nel momento stesso in cui lo raggiungi, la posta si alza, il tuo prezzo sale sempre di più, un altro chilo ti dici, poi sei perfetta. Ma quel chilo in pù non basta mai, ci sarà sempre un altro chilo per raggiungere la tua perfezione. E’ una favola triste questa, è la favola di una principessa che combatte contro se stessa e non lo sa capire, è la favola di una guerriera allo specchio che frantuma ogni specchio per cercarne uno migliore. E’ la favola triste di migliaia di principesse che muoiono per un raffreddore lasciando al pubblico sconcertato una carcassa di osse ed i loro scritti con errori ortografici, fatti di autocommiserazioni e dispense per chi ancora resiste e continua la battaglia.

Non c’è il lieto fine, lo intravedi promesso ogni volta, ma non arriva mai. C’è la fine tragica e silenziosa di un essere fragile che muore odiandosi, odiando quelle spoglie ancora eccessive, ancora ingombranti, ancora non sufficientemente trasfigurate. "

La mia situazione psicofisica peggiora. Psico, perché ieri mega lite "famigliare" (tra virgolette perché "famiglia") con l'educatrice F., che mi sosteneva, ma alla fine il risultato è il medesimo: io distrutta da loro, dalle loro parole pesanti, troppo pesanti per me. Alla fine alle 19 di ieri sera ero a letto con 56 gcc di en in corpo e alle 22 dormivo.
Fisica: perché son due giorni che non mangio nulla, e bevo solo caffè. E sono un'ora sola e mi faccio calcoli per capire se riesco a farmi un b/p, se riesco a vomitare. Proprio perché sono denutrita volevano ricoverarmi, ma io non do retta a nessuno, e continuo ad ammazzarmi.
Non c'è scampo.

2 commenti:

  1. Ehi cara, forza, tirati su, fatti aiutare, sei allo stremo delle forze....
    è vero quello che hai scritto: è tutto così bello all'inizio.... Poi...

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  2. E' una malattia affascinante per noi.. che guaio. Ti abbraccio forte.. La favola triste è un'illusione che fa dimenticare cos'è vivere.

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